“L’Ue accoglie con favore il memorandum di intesa” firmato tra Roma e Tripoli “ed è pronta a sostenere l’Italia nella sua attuazione”». Al vertice di Malta, un successo per l’Italia e per Gentiloni che sono riusciti a portare la Libia in cima all’agenda Ue. I piani sono in realtà due, uno europeo e uno italiano. A differenza di quello europeo, che si affida alla formazione della Guardia Costiera libica che avrà il compito di riportare a terra i migranti intercettati nelle acque territoriali, l’Italia sarà presente in Libia con i suoi uomini, tre motovedette e l’adeguamento e finanziamento dei centri per migranti, la «fornitura di medicinali e attrezzature mediche» e “l’avvio di programmi di sviluppo nelle regioni libiche colpite dai fenomeni dell’immigrazione”. L’intesa prevede che “entro tre mesi” sia dato il via ad “una cooperazione euro-africana più completa e ampia per eliminare le cause dell’immigrazione clandestina». Contraria all’accordo europeo si è detta la portavoce dell’agenzia dell’ONU per i rifugiati, Carlotta Sami. In un’intervista alla Repubblica, ha dichiarato che la Libia non è un approdo in cui si si possa rimpatriare chi cerca asilo….nei 24 centri non di accoglienza ma di detenzione vengono praticati violenze, torture, abusi. Le donne subiscono stupri ripetuti”. (nandocan)
“Il crescente numero di bambini dispersi in mare sottolinea il grande pericolo rappresentato dal viaggio dal Nord Africa all’Italia, insieme alla pressante necessità per i Governi di entrambe le sponde del Mediterraneo di fare di più per salvarli – afferma Justin Forsyth, vicedirettore generale dell’Unicef -. Le decisioni che verranno prese al vertice di oggi – sottolinea Forsyth – potrebbero letteralmente fare la differenza fra la vita e la morte per migliaia di bambini che transitano o che sono bloccati in Libia. Hanno bisogno di un’azione immediata, adesso”.
I morti. Nella ricostruzione dell’organizzazione umanitaria emerge che fra novembre 2016 e la fine di gennaio 2017 almeno 1.354 migranti e rifugiati sono annegati. La maggior parte di queste morti si è verificata lungo la rotta marittima del Mediterraneo Centrale, fra la Libia e l’Italia, dove si sono registrate 1.191 morti. Questo numero evidenzia Unicef, “è di circa 13 volte maggiore rispetto a quello riportato lungo questa rotta durante lo stesso periodo nel 2015-2016. Con l’Europa stretta ancora nella morsa dell’inverno, questa rotta, come altre, compresa quella dall’Egitto, potrebbe diventare anche più pericolosa nelle prossime settimane”.
L’Unicef invita quindi l’Unione Europea e i suoi Stati membri a impegnarsi nelle seguenti azioni per proteggere i bambini sradicati:
– Prevenire lo sfruttamento e la tratta di bambini;
– Aderire pienamente al principio di non respingimento: mandare i bambini indietro, verso il pericolo, o far ritornare le barche in Libia senza un piano adeguato per proteggerli, aggiungerebbe solo altre difficoltà a quelle che già affrontano;
– Impegnare risorse per rafforzare i programmi di protezione dell’infanzia in Libia;
– Investire in centri di accoglienza e cura; questi centri dovrebbero garantire istruzione e servizi sanitari, e non dovrebbero mai essere utilizzati per detenere bambini sulla base del loro status di migranti;
– Investire in programmi di reinsediamento e di ricongiungimento familiare, in modo che i rifugiati e i migranti disperati non debbano rivolgersi ai trafficanti e rischiare le proprie vite.
L’Unicef sta operando lungo le rotte migratorie e anche in Libia, fornendo ai bambini e alle famiglie rifugiate e migranti servizi di protezione, igienico-sanitari, acqua e supporto per istruzione, salute e igiene. Nella notte di mercoledì, l’Unicef e il suo partner Intersos hanno preso parte al salvataggio di 754 persone nelle acque del Mediterraneo Centrale, compresi 148 bambini non accompagnati. Nei giorni passati, la Guardia Costiera italiana ha salvato 285 bambini anche grazie all’aiuto dell’Unicef e di Intersos. (DIRE)
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