Il giornalismo online ha dei problemi etici specifici, spesso diversi da quello tradizionale, ma vive in un contesto di partenza ‘’ pervaso da un evidente deficit etico’’, che bisogna affrontare e colmare, anche attraverso una ‘’Carta’’ per i giornalisti digitali.
E’ l’ indicazione di una tesi con cui Cinzia Colosimo, una giovane giornalista torinese/pisana, si è laureata in Filosofia all’ Università di Pisa (relatore il prof. Adriano Fabris) e che Lsdi pubblica.
La ricerca – ‘’Problemi etici del giornalismo online’’ – sfocia infatti in una ‘’proposta di codice deontologico per gli operatori dell’informazione online’’, che parte dal rimescolamento di ruoli fra giornalisti e cittadini determinato dallo sviluppo delle piattaforme digitali e delinea una cultura estremamente avanzata del giornalismo nell’ era di Internet.
Il punto chiave della bozza di Codice è il rifiuto del ‘’reato’’ di esercizio abusivo della professione. ‘’In barba alla legge – osserva Cinzia Colosimo – abbiamo deciso di estendere, almeno in via deontologica, i doveri tipici della professione giornalistica anche a chi svolge attività giornalistica non professionale in rete, considerandoli giornalisti a tutti gli effetti’’.
‘’Questo – spiega l’ autrice -, in primo luogo, per affermare il principio di responsabilità, nella misura in cui i giornalisti non riconosciuti scelgono di svolgere un’attivita legata all’informazione, vestendo in tal modo “i panni” degli operatori riconosciuti’’.
L’ elemento portante della Carta, e quindi della cultura che la dovrebbe supportare, è comunque ‘’affermare una corretta prassi giornalistica,indipendentemente da chi la svolga, tale da onorare il diritto dei cittadini ad un’informazione corretta e accessibile sul web e riconoscere contestualmente la dignità e il ruolo della professione giornalistica’’.
Il principio di base è che l’ attività giornalistica – al di là degli aspetti professionali – deve essere accessibile a tutti e che ‘’chi decide di svolgere – occasionalmente o meno – attività giornalistica online, pur da premesse non professionali, accetta di aderire, nell’esercizio di questa attività, ai doveri e alle responsabilità dei giornalisti professionisti. All’ampia libertà offerta dalla rete deve infatti corrispondere un’alta responsabilità nell’uso che se ne fa’’.
Altri principi:
– L’accettazione acritica dell’attuale modello industriale di informazione online – grandi interessi nelle mani di pochi, saccheggio dei prodotti di intelligenza collettiva – (…) è un modello che genera e favorisce le diseguaglianze, e quindi in contrasto con i valori democratici.
– I parametri e la ricerca di mercato sono strumenti importanti, ma quando diventano gli unici o i più rilevanti rappresentano un conflitto fra interessi privati e il bene pubblico dell’informazione. Il giornalista online pertanto, adotta un bilanciamento fra contenuti che possono aumentare la visibilità del sito, e quindi guadagno, e contenuti che potremmo definire gli “obblighi di servizio” dell’informazione, in ogni caso dando la priorità a questi ultimi, anche quando sono meno “notiziabili”.
– I giornalisti online fanno propria la ‘’Carta di Firenze’’ (non a caso la tesi è dedicata anche a ‘’tutti i precari dell’ informazione’’, ndr), e ‘’sono tenuti a non accettare corrispettivi inadeguati o indecorosi per il lavoro giornalistico prestato’’
– Il principio di solidarietà e esteso sul web anche a chi svolge attività giornalistica senza essere iscritto all’Ordine. I giornalisti professionisti vigileranno quindi, affinché non venga esercitato uno sfruttamento commerciale a fronte di compensi incongrui o nulli verso chi offre contenuti non professionali, ma che si possono estensivamente considerare giornalismo, la cui pubblicazione rappresenta una verificabile e quantificabile fonte di guadagno per gli editori.
Ancora:
– La tecnologia e uno strumento, non la soluzione. Il web come fonte e sbocco di notizie non puo in alcun modo essere sostitutivo della realta non virtuale, laddove questa distinzione è inequivocabile. In altre parole, il giornalista digitale non si limita ad esercitare la sua professione in internet, ma difende e conserva quelle attivita tipiche della sua professione che si svolgono necessariamente offline.
– Il giornalista non promuove o favorisce l’utilizzo di user generated content per finalità non coerenti con i doveri della sua professione, ovvero cessione a terzi di dati personali per scopi commerciali, politici, ecc.
– La credibilita è un’aspirazione, un obbiettivo che si configura come etico se legata ad un dovere civico di servizio pubblico, di innalzamento della qualita dell’ informazione, del miglioramento di una comunicazione finalizzata a informare e quindi arricchire la conoscenza collettiva.
E, infine:
– Le possibilita di relazione e interazione offerte dalla rete devono essere declinate a favore di un processo comunicativo continuo, all’ interno del quale la credibilità diventa un valore direttamente collegabile alla relazione fra un sapere restituito attraverso l’ informazione e l’ adesione di questo sapere alla prospettiva ultima dell’interesse pubblico.