Seminato in primavera, il mais dette un abbondante raccolto col quale avrebbero potuto superare il rigido inverno di quella regione e per riconoscenza invitarono gli indiani. “Massasoit – racconta il collega – arrivò con novanta guerrieri e una buona provvista di cibo, pesci, lepri, cinque cervi e tacchini. Fu il primo Thanksgiving day, il giorno del Ringraziamento al Signore. Una profonda gratitudine, visto che il banchetto si rinnovò per tre giorni. William Bradford, il primo governatore della colonia, narrò questi momenti di gioia e tutta l’impresa dei Pellegrini nella sua History Of Plymouth Plantation. Quest’opera vigorosa è l’Odissea degli americani. Racconta le peripezie dal piccolo villaggio inglese Scrooby fino al Nuovo Mondo con la certezza di stabilire una colonia sotto la protezione divina”.
Passarono gli anni e i nuovi colonizzatori pensarono di dovere agli indigeni la stessa riconoscenza che avevano dimostrato ai tacchini. Arrivarono a centinaia altri colonizzatori per rubare loro la terra e nel 1637 ci fu un massacro di 700 indigeni, il primo di una lunga serie. E di quel genocidio sappiamo abbastanza per capire come dietro il razzismo attribuito con qualche fondamento al nuovo Presidente eletto ci sia stata una lunga storia. Mi chiedo, al riguardo, se nelle buone famiglie americane si è mai pensato di aggiornare la tradizione invitando a pranzo per il Thanksgiving qualche discendente dei nativi costretti da allora nelle riserve. Una piccola penitenza che sarebbe probabilmente più gradita al Destinatario di quella imposta oggi ai tacchini.
Per un aggiornamento sui tragici precedenti di cui sopra consiglio di andare all’indirizzo web che segue:
https://www.facebook.com/IndigenousPeopleOfAmerica/videos/1319153011448582/