da La Nota politica di Rodolfo Ruocco su Rainews.it, chiaro, essenziale, in perfetto stile notarile, tutto quello che c’è da sapere sulla Sinistra Italiana, all’indomani della prima uscita pubblica al teatro Quirino di Roma (nandocan).
***di Rodolfo Ruocco, 11 novembre 2015 – Prima c’è stata la rottura. Stefano Fassina, Alfredo D’Attorre, Pippo Civati e Sergio Cofferati hanno detto addio a Matteo Renzi uno dopo l’altro. Le accuse al presidente del Consiglio e segretario dei democratici sono state e sono pesanti: il Pd ha subito una “mutazione genetica”, ha assunto una fisionomia “di forza centrista” e ora guarda “più a destra che a sinistra”.
Adesso Fassina e D’Attorre scommettono sull’esistenza di uno spazio politico a sinistra per la nascita di un nuovo partito. Hanno rotto gli indugi: sabato 7 novembre hanno deciso la nascita di Sinistra italiana in un’affollata assemblea tenuta al Teatro Quirino di Roma. Hanno aderito al progetto anche altri ex parlamentari democratici e Sinistra ecologia e libertà, il partito guidato da Nichi Vendola. I nuovi gruppi parlamentari di Sinistra italiana saranno all’opposizione: 31 deputati alla Camera (26 di Sel e 5 ex Pd) e una decina di senatori a Palazzo Madama.
A gennaio si svolgerà una assemblea per lanciare una fase costituente per dare vita nell’autunno 2016 al nuovo partito di Sinistra italiana, Si (l’acronimo è lo stesso di Socialisti italiani, il nuovo nome scelto da Enrico Boselli per il Psi nel 1994 dopo il ciclone di Tangentopoli). Per Fassina «la sinistra non è finita, non è stata cancellata. C’è l’esigenza di esprimere le necessità e di dare rappresentanza a vaste aree di sofferenza sociale».
Lo spazio elettorale «è molto ampio» perché «vanno recuperati i tantissimi elettori delusi e quelli rifugiatesi nell’astensione anche nelle regioni tradizionalmente rosse come l’Emila Romagna». Al centro del «nuovo inizio» c’è la tutela del lavoro, dei diritti dei precari, delle minoranze, la difesa dello stato sociale, delle «riforme vere, progressive e non regressive». Il progetto è di creare «una sinistra larga, non identitaria, non antagonista, ma di governo».
Fassina ha attaccato «le riforme strutturali» di Renzi perché quelle economiche sono liberiste e quelle istituzionali plebiscitarie, insomma «sono le proposte della destra». La prossima battaglia in Parlamento sarà contro il disegno di legge di Stabilità presentato dal governo: «Questa manovra economica è iniqua e sinergica al Partito della nazione. Renzi ha detto che attua il programma che Berlusconi non è riuscito ad attuare». Previsione: «Molti altri arriveranno dal Pd».
L’ex vice ministro del governo Letta per la prima volta ha polemizzato anche con la sinistra del Pd, la minoranza in cui ha militato a lungo. Ha criticato soprattutto Pier Luigi Bersani: «Dispiace per le parole di Bersani: il gioco della destra lo fa la destra con il Jobs act, con l’intervento sulla scuola, con l’Italicum, con la riforma del Senato e della Rai». Fassina, D’Attorre e Vendola marciano assieme e rimangono in attesa di Civati, Cofferati, dei militanti dissidenti della sinistra Pd e di quelli del M5S critici con Beppe Grillo.
Tuttavia per ora la scissione è contenuta e gran parte della minoranza del Pd resta con Bersani. L’ex segretario democratico ha dato ragione a Fassina e D’Attorre sul no «a un partito neocentrista» e al “Partito della nazione” delineato da Renzi, ma «l’alternativa noi dobbiamo costruirla nel Pd». Bersani non vede spazi politici per nuove formazioni a sinistra del Pd. A la Repubblica ha argomentato: «Senza il Pd il centrosinistra non lo fai più» e se sono cancellati i democratici «la nostra gente va prima da Grillo che nella sinistra nascente».Anche Renzi è scettico sulle prospettive elettorali di una forza alla sinistra del Pd: li rispetta «ma se pensano di poter intercettare magari i delusi dal Pd, credo che abbiano sbagliato i conti: il contenitore di quelle delusioni non sono loro, ma Grillo e i suoi cinquestelle».