“Temo – scrive oggi Mineo – che “la famiglia” ne auspichi uno nuovo di duopolio, Berlusconi e Murdoch, con Rai a fare il vaso di coccio…. una specie di Rai Educational, con qualche merito ma fuori mercato”. Già, in fondo è la soluzione più in linea con il renzismo….sarebbe una privatizzazione di fatto senza apparentemente rinunciare al servizio pubblico…l’uovo di Colombo!…com’ è negli Stati uniti e come vorrebbero in tanti alla Confindustria….tanto più che di strada per assomigliare alla tv commerciale la RAI ne ha già fatta un bel po’… basterebbe ridurle il canone e toglierle la pubblicità…e tutti vivrebbero felici e contenti….(nandocan)
“In cattedra solo per concorso”, scrive il Corriere. Saranno dunque assunti 120mila – non più i 150mila promessi – professori dalle graduatorie provinciali dei supplenti. Non basteranno. La Fondazione Agnelli spiega che resteranno fuori troppi insegnanti indispensabili al nord e per insegnare materie non secondarie come la matematica. Verranno nuovi concorsi – assicura la Preside Giannini. Quando? E chi il concorso l’ha già vinto o credeva di averlo vinto, chi ha speso troppi soldi per abilitarsi e riabilitarsi? Resteranno come dei “paria” della scuola, senza una prospettiva, ma utili per tappare le falle? Non guadagneranno meglio gli insegnanti – il piatto piange -, ma se gli va potranno chiedere un aumento di “merito” al superiore gerarchico. Che ne sa il preside del rapporto tra docente e classe? Al massimo, se è bravo, ascolta i genitori, ma come capire se certe lamentele siano fondate e non rifiutino invece la serietà (e la severità) dell’insegnante in nome di un “buonismo” genitoriale? Avremo più inglese (of course), un po’ di musica e l’alternanza scuola lavoro (ma a 16 anni, chi lavora più a quell’età? Non sarebbe meglio portare a 4 anni i licei come in Europa?) Strappato il jobs act, Confindustria entra nella scuola pubblica.
Secondo me manca un’idea (e non solo le risorse. Il governo vorrebbe spendere meno,né gli dispiacerebbe ricevere contributi dalla cartella delle tasse dei genitori). Un’idea di scuola come quella di Roger Abravanel, sul Corriere: “ai nostri studenti non serve imparare a memoria né i verbi irregolari del greco antico né poche formule matematiche, ma essere capaci di risolvere i problemi”. Scuola formativa, autonoma, laica, che formi la capacità di ragionare di un individuo, presto proiettato in un mondo in cui si avverte la fine di 2 secoli di positivismo. E perciò innovare serve più che ripetere. E il passato diventa una chiave per costruire il futuro. Dunque, docenti motivati, che lavorino in squadra. Matteo non solo si addormenta se gli suonano Mahler – lui l’ha detto – ma non ascolta bene, temo, neppure la moglie insegnante.
Rai. Il governo vuole sollevarla per decreto dal peso dei partiti. Finalmente. Ora che i partiti non contano più – tranne quello della Nazione – ci voleva! E il conflitto d’interessi? Ancora, Mineo, parli di conflitto di interessi? Non vedi che il Caimano rantola, che Sky ha spazzato via il duopolio Mediaset Rai, quello che aveva ridotto la tua azienda – tranne alcune splendide eccezioni – a una monocorde imitazione deli stilemi della tv commerciale? Appunto, lo so. Perciò temo che “la famiglia” ne auspichi uno nuovo di duopolio, Berlusconi e Murdoch, con Rai a fare il vaso di coccio. Più piccola, striminzita, che magari si occupi di scuola – come chiede con enfasi il premier – una specie di Rai Educational, con qualche merito ma fuori mercato. Ti prego, Matteo, dimmi che sono un gufo, che sbaglio e non intendo!
Infine Repubblica: “JobsAct, duello tra Renzi e Landini Il premier teme trappole sull’Italicum”. A freddo, sfruttando un titolo ingannatore del Fatto – ne avevo scritto ieri – Renzi ha stroncato Landini: ha divorziato col sindacato, spianato da Marchionne, un perdente! Consiglierei rispetto per chi perde una battaglia – Matteo ne ha perso una con Pierluigi – e Pirro invece le vinceva tutte, ma alla fine fu sconfitto. Scrive Marc Lazar: “Renzi è il prototipo del leader del XXI secolo: pragmatico, post-ideologico, dotato di un genuino fiuto politico, «killer» dei suoi avversari e concorrenti, incline a flirtare con una forma di populismo. Ma per valutare, occorre distinguere l’effetto annuncio delle riforme (materia nella quale Renzi è un virtuoso) dalla loro realtà e dai loro effetti concreti. Al momento il divario resta considerevole”.