***di Alberto Tarozzi, 26 gennaio 2016 – Schengen salva, sì o no? Alfano dice sì, per ora. Di modo che si capirebbe che non è andata male, alla Conferenza di Amsterdam sui rifugiati. In effetti non è andata ”male”, è andata ”peggio”. Si temeva il costituirsi di una mini-Schengen dei buoni, virtuosi e soprattutto ‘sé dicenti’ volonterosi (“willings”), fuori i cattivi e dentro quelli bravi, coincidenti con quelli della Comunità Europea fine anni 50, con in più l’Austria e in meno l’Italia.
Non abbiamo subito l’affronto, forse solo rinviato. Ha preso invece vita una ‘No-Schengen’ dei buoni, che lascia i cattivi a spassarsela con regole che impongono l’accoglienza, ma solo a loro.
‘No-Scenghen area’ con Germania, Francia, Austria e gli Scandinavi (Danimarca, Svezia e l’extraUe Norvegia). Sei nazioni, ma a guardar bene la cartina geografica si tratta di una striscia che va dalle Alpi a Capo Nord e fa da scudo anche a Olanda e Regno Unito.
Considerato che, al di là delle etichette l’est Europa, Ungheria e Polonia in testa, si era già chiamato fuori in altro modo e che la penisola iberica non è il fulcro degli approdi prediletti dai migranti, restano Grecia e Italia a fronteggiare l’emergenza, con la prospettiva che le cose possano peggiorare se non si pensa a una effettiva operazione-quote, un tot di rifugiati per ogni Paese Ue, cui crede solo Juncker, di prima mattina e dopo colazione effervescente. La Polonia si è già offesa.
Scenari probabili? Ne intravvediamo tre + uno, magari rimescolati tra loro.
Scenario n.1, il più ovvio: dagli addosso alla Grecia, muro Ue a difesa di possibili esodi a nord, verso la Macedonia (uno stato di nome Fyrom a difesa di allergiche resistenze elleniche), con i dovuti sberleffi dei Macedoni e i dintorni dell’Egeo, concentrato di ogni turpitudine. Magari qualcuno valica le montagne albanesi e col bel tempo ce lo ritroviamo a Otranto.
Scenario n.2, mediazione coi Greci, praticabilità a handicap dei Balcani, e arrivo alle soglie della impenetrabile Austria. Inevitabile a quel punto un Hot spot made in Italy al Brennero o magari a Tarvisio, che non lo sappia la Serracchiani. E con un Hot spot nei nostri confini effetto Lampedusa anche al nord est.
Scenario n.2 bis, analogo al precedente, ma con Sloveni o Croati già non molto accoglienti, che fanno tappo, Alias Balcani in fiamme, stile anni 90, con ripicche serbo-croate e rinascita di secessionismi etnici e di integralismi latenti in Bosnia, Macedonia e Serbia.
Magari fomentati da uno stato con la mezza luna nella bandiera, che in questo modo farebbe pesare il fatto di essersi tenuto più nel male che nel bene, da anni, un numero di profughi 400 volte superiore a quello per il quale frignano e manganellano tra Calais e Dover.
Non c’è limite alla follia, ma almeno a queste cose la Merkel ha dimostrato una certa attenzione.
Infine, scenario n.3: l’Italia allarmata dagli scenari suddetti, soprattutto il numero 2 ci ripensa e apre il portafoglio per finanziare Hot spot e altro all’interno dei confini turchi. Auguri, soprattutto ai candidati ospiti di quei campi lager. Chissà di cosa parleranno Angela e Matteo nel testa a testa previsto nel prossimo week end?