Alla ricerca di un futuro per Roma. Fra i tanti che hanno atteso (sognato) la candidatura di Walter Tocci per il Campidoglio, anch’io ho partecipato ad una presentazione on line del suo ultimo libro su Roma. Quella che si è svolta il 17 Dicembre scorso in un’aula del Senato, di cui fa parte. Dove ha ribadito la sua decisione di non candidarsi, presa “almeno venti anni fa. Per un motivo politico e uno personale, ha detto.
Il primo è che sarebbe “grottesco” ripetere l’errore da lui rimproverato in passato ai dirigenti politici della sua generazione. Quello di “aver preteso dopo le sconfitte di mantenere il comando in vece di promuovere un ricambio generazionale”. Il motivo personale è che un’esperienza felice e appassionata come la sua di vice sindaco con Rutelli non deve essere ripetuta. Al PD e ai Cinque stelle rinnova la proposta di “Un’alleanza umile” per una lista civica, al successo della quale è pronto ad impegnarsi “ma solo nelle retrovie” (nandocan)
***di Massimo Marnetto, 5 Gennaio 2020 – Ho partecipato alla presentazione on line del l’ultimo libro dell’amico Walter Tocci “Roma, come se”: un’esperienza di riflessione ricca come non ne vivevo da tempo. L’autore è uno dei politici più preparati che la Capitale abbia avuto in ruoli di responsabilità (vice-sindaco con Rutelli e responsabile della Mobilità). E nel suo libro, questa sua competenza emerge, arricchita dalla sua esperienza sul campo, “quando ancora – ricorda – il PCI ti inviava nelle borgate”.
Adriano Labucci, il moderatore, gli lancia una domanda secca: cosa farebbe Tocci se potesse governare la Città, nei primi 100 giorni? “Aprirei le scuole al territorio. Anche il pomeriggio, anche per i genitori, gli attivisti. Le scuole dovrebbero diventare luoghi dove si accumula l’energia del cambiamento”. Tocci nella sua risposta rimanda alla formazione continua degli adulti, di coabitazione studenti-attivisti per generare occasioni d’impollinazione reciproca tra capire e agire, le due facce della partecipazione.
La conversazione si arricchisce di altri interventi di pregio, perché Tocci rievoca il progetto di Cederna per riunire i due lati dei Fori, eliminando lo stradone che porta al Colosseo e fare di quella parte di Roma un’area omogenea di forte identità culturale. Per trasformare rovine che hanno principalmente assicurato una rendita turistica passiva, in un simbolo di riscatto per una città rinnovata.
Due ore di riflessioni profonde passano in un soffio. Al piacere di trovare dopo tanto tempo pensieri alti per Roma, si affianca l’amarezza di constatare la pochezza del dibattito sul futuro della Città. Che a pochi mesi dal rinnovo della consiliatura, rimane schiacciato su primarie, candidati e alleanze. Senza progetti ambiziosi per una “città coloniale” (Pasolini), che cerca da 150 anni di diventare una Capitale non solo ammirata, ma autorevole.