Ecco, se ci fosse un partito di sinistra che organizzasse così le sue sezioni, farei fatica a non iscrivermi. Ma chiederei altro: che ogni circolo del centro si gemellasse con uno di periferia per offrire ai giovani a rischio un doposcuola quotidiano, consulenza Erasmus, ma anche corsi per imparare a suonare uno strumento, per diventare video-maker, rapper, breakdancer ed altri servizi/attività ai giovani, a quali chiederei in cambio la loro energia per bonificare periodicamente aree degradate dei quartieri con pulizie collettive e dimostrative. Infine, ogni sezione dovrebbe essere gemellata con una di un paese europeo, con scambi di esperienze e visite, per creare legami, amicizie e campagne comuni tra cittadini europei.
Ho citato questi esempi per dire che la politica non può rinnovarsi solo con il riposizionamento dei capi, ma deve completamente riprogettare la partecipazione dei militanti. La vecchia sezione passiva – dove si sente la “messa” del coordinatore, più pochi interventi intelligenti e molti inconcludenti – non funziona più. E soprattutto non attira i giovani. Creare sostegno, consapevolezza, fiducia e responsabilità diffusa è il solo antidoto per far ritornare la politica popolare, dopo la stagione populista.