Roma, 18 settembre 2016 – Basta col fare “la bella statuina”. La “svolta” di Bratislava. La stampa enfatizza. C’è chi applaude al coraggioso strappo con Berlino e Parigi; chi si mostra preoccupato per le conseguenze sul debito e sulla legge di stabilità; chi sospetta, con qualche fondamento, una mossa studiata per convincere gli elettori di centrodestra a votare Sì al referendum costituzionale. Eppure, secondo me, sulle due questioni poste senza successo alla Merkel e a Hollande – migranti e politica economica europea – Matteo Renzi ha ragione. Mi metterei anch’io ad applaudire se non ci fosse motivo per credere che si tratti di un semplice exploit, un episodio dei tanti di una politica ondivaga. Perché si può abbaiare per tattica ma per mordere occorre avere una strategia. E a me pare che, come e più dei suoi colleghi europei, Matteo Renzi continui a navigare a vista in una politica economica europea che va alla deriva.
“I risultati finora dimostrano – ci ha ripetuto ieri il nostro premier – che la ricetta europea è sbagliata mentre la ricetta di Obama è quella giusta”. Benissimo, ma come propone di praticarla lui questa ricetta, in Italia e in Europa? Promuovendo quali alleanze? Con una politica seria di investimenti o con l’elargizione di bonus? L’Italia non può farsi autorizzare l’aumento del debito pubblico all’infinito. E a proposito di alleanze, a voi pare accettabile che in seno all’Unione Europea, che dice di ispirarsi al “sogno di Ventotene”, quattro Paesi dell’Est di incerta democrazia (Ungheria,Polonia,Cechia e Slovacchia) trovino il modo di allearsi tra loro (patto di Visegràd) per imporre una politica di chiusura all’immigrazione, mentre i paesi del sud europa non tentano neppure un’alleanza per una politica economica keynesiana? Basterebbe questo a dimostrare che a comandare in Europa non è neppure la Merkel ma i grandi gruppi finanziari. Forse la “ricetta di Obama” è (stata) possibile perché a dettare la linea alla FED si trova appunto un Presidente USA, mentre in Europa – lo sottolinea anche oggi l’editoriale di Scalfari – non c’è ancora un ministro delle finanze europeo che risponda ad un vero Parlamento.
Generiche rivendicazioni tipo quella di “dare un’anima alla visione europea”, così come le battute polemiche urlate nei briefing e ribadite stamani nell’intervista al Corriere, non bastano. Bisognerebbe entrare nel merito delle scelte di fondo, disegnare concretamente una strategia alternativa. Che cosa dice Renzi, ad esempio, della proposta del premio Nobel Joseph Stiglitz per un’Europa a due velocità? E pensando in grande, crede che si possa concretamente cambiare il modello di sviluppo, indirizzare politicamente la produzione e i consumi? Oppure considera giusto e comunque inevitabile lasciare ogni decisione ai mercati finanziari, come impone il vangelo liberista? Nel secondo caso, bisogna dare ragione non solo alla Merkel ma a Schauble. Infine: se è vero, come è vero, che siamo da anni di fronte a una crisi della domanda, che cosa sta progettando il suo governo per ridurre significativamente le diseguaglianze? Chissà se alle conferenze stampa che proseguono freneticamente a Roma come in altre parti del mondo, qualche giornalista proverà a porre al premier domande ingenue come queste e i nostri telegiornali a trasmetterne le risposte.