Riporto qui di seguito la parte finale dell’ultimo articolo che Raniero ha scritto per il prossimo numero di “Rocca” (nandocan).
Se avesse misericordia, rimetterebbe il debito alla Grecia, permettendo alla gente di avere la luce per la notte e il gas per cucinare, e sarebbe restituita alla Grecia la libertà politica usurpata da poteri estranei e non responsabili di fronte a quel popolo.
Se avesse misericordia non lascerebbe che masse intere di uomini e donne, e una generazione intera di giovani, fossero escluse dal lavoro, disoccupati, licenziati, esuberi, precari. Se il lavoro fosse solo il mezzo per guadagnarsi da vivere, anche un minimo di reddito assicurato a tutti potrebbe essere una soluzione. Ma se il lavoro è la dignità stessa della persona, come dice papa Francesco, allora la misericordia oltre a garantire un minimo vitale, dovrebbe mobilitare tutte le risorse, pubbliche e private, perché il lavoro per tutti torni ad essere un’altissima priorità della politica.
Se la misericordia fosse all’opera, il mondo non starebbe a trastullarsi davanti agli eccidi in Medio Oriente e in Africa, sarebbe una priorità mettere fine con tutti i mezzi legittimi, a guerre e stermini sacrificali, magari mistificati con motivazioni religiose, a cui il papa ha definitivamente tolto ogni legittimazione annunciando un Dio nonviolento.
E cosa sarebbe un vero giubileo della misericordia, un anno di vera liberazione e riconciliazione, di fronte alla tragedia dei migranti, dei profughi, dei fuggiaschi da tutte le carestie e da tutte le guerre?
Se la misericordia non deve restare solo una pia intenzione, ma tradursi in ordinamenti reali, (e proprio qui sta la gloria dell’Occidente), si dovrebbe portare a compimento la marcia dei diritti inaugurata dall’illuminismo, e abolire, a cominciare dall’Europa, l’ultima discriminazione che ancora divide gli esseri umani tra uomini e no: la discriminazione della cittadinanza. Deve finire il tempo in cui i diritti, anche i più “fondamentali” diritti umani, sono diritti del cittadino, gli altri, gli stranieri, gli extracomunitari, i profughi, i migranti, gli scarti ne sono esclusi. Come già avevano intuito i giuristi dopo la “scoperta” dell’America, il diritto di migrare, il diritto di stabilirsi in qualsiasi terra, dovunque si sia nati, è un diritto umano universale. Allora la rivoluzione cominciata da papa Francesco quando è andato a gettare una corona di fiori nel mare di Lampedusa, dovrebbe continuare e giungere fino alla caduta di tutte le frontiere, all’apertura di tutti i confini.
E sarebbe davvero un’altra società, e un’altra globalizzazione, se per una scelta di misericordia, cioè di reciproca accoglienza tra tutti, oltre ogni barriera, per l’anno del Giubileo arrivassero a Roma non solo migliaia di pellegrini, ma tutti potessero muoversi da un Paese all’altro, viaggiando non sui barconi della morte e delle mafie, ma su treni, navi e aerei di linea, che si tratti di attraversare un mare divenuto un cimitero, o di salire oltre la frontiera del Messico. Certo, allora dovrebbe cambiare l’economia, non più uccidere ma dare la vita, ma tutto il mondo sarebbe cambiato.