Salvatore Margiotta, senatore del Partito Democratico e Vicepresidente della Commissione parlamentare di Vigilanza sulla Rai, in un’intervista sul sito di Articolo21 interviene sul futuro della Rai fra riforma, pagamento del canone e introiti pubblicitari, compiti e direzione del servizio pubblico, ecc.(nandocan)
***intervista di Renato Parascandolo, 14 novembre 2014 –
Senatore Margiotta, entro il mese di novembre il Ministro dello Sviluppo Economico deve indicare l’importo del canone per l’anno successivo. In mancanza di questa indicazione la Rai non può ovviamente procedere alla stampa e all’invio dei bollettini precompilati, né realizzare una specifica campagna informativa. Mancano soltanto due settimane…
Se lei mi chiede se il PD e il Governo sono seriamente intenzionati a modificare la modalità di pagamento del canone, le rispondo, senza alcuna incertezza, sì. Ma se mi chiede di darle conferma che questa riforma sia definita entro i prossimi 15 giorni, questa certezza io non posso dargliela. Oltretutto tenga conto che il Sottosegretario Giacomelli è negli Stati Uniti e che solo lunedì prossimo sarà di ritorno. D’altronde nel corso della recente discussione alla Leopolda vi è stata la presa d’atto di un rovesciamento cronologico e logico della procedura. In altre parole, noi dovremmo dapprima maturare un’idea forte e ben strutturata della mission della Rai, e solo dopo definire, in coerenza con la mission, i criteri della governance e l’entità del canone. Invece la ristrettezza dei tempi ci costringerebbe a fare un percorso inverso: prima il canone e poi la riforma complessiva dell’azienda. Quindi, o lasciamo tutto così com’è, e ci prendiamo un anno di transizione, oppure intervenendo, è come se avessimo già deciso che cosa fare della Rai. Ad esempio, vogliamo che il canone copra il cento per cento delle entrate oppure confermiamo il regime misto canone-pubblicità? Evidentemente non si tratta solo di una questione economica ma di una scelta che presuppone due modi diversi d’intendere il servizio pubblico, la sua finalità e la sua centralità o meno nel comparto della comunicazione. A parer mio, il sistema misto è quello più rispondente all’idea di una Rai che possa competere con la concorrenza a condizione, però, che i maggiori ricavi derivino dal finanziamento pubblico piuttosto che dalla pubblicità, altrimenti sarebbe inevitabile una deriva commerciale che ne snaturerebbe la missione originaria.
A questo proposito c’è chi propone un sistema misto ma da “separati in casa”: un canale pagato solo dal canone e uno solo dalla pubblicità.
E’ un’idea che incontra un certo favore ma sulla quale nutro delle perplessità perché qualcuno potrebbe giustamente obiettare, a cose fatte, che un canale esclusivamente commerciale non avrebbe nessun titolo per restare nel perimetro del servizio pubblico e quindi potrebbe legittimamente essere privatizzato. Fintanto che le altre emittenti non “dimagriscono”, sarei propenso a mantenere le tre reti generaliste per evitare di fare un favore alla concorrenza: sarebbe un lusso che il servizio pubblico non può permettersi. Altro discorso è quello dei canali tematici che certamente potrebbero essere accorpati.
Si è parlato di abbinare il canone alla bolletta elettrica: un’operazione a dir poco complessa, visto che in Italia vi sono circa 160 aziende che erogano elettricità. Una riforma che, oltretutto, richiederebbe delle simulazioni preventive, magari con l’aiuto dell’Agenzia delle Entrate, per verificare la fattibilità del progetto e, soprattutto, la solidità economica del modello di pagamento.
Lei ha ragione. la proposta di agganciare il canone alla bolletta della luce è, in linea di principio, una buona idea ma presenta problemi giuridici e burocratici di non facile soluzione, tant’è che la stessa Autority per l’energia ha espresso perplessità su questa soluzione. Si tenga però presente che l’Autority non ha potere di veto, la decisione quindi è rimessa a governo e Parlamento.