Si potrebbe correggere il titolo togliendo il “di” e aggiungendo una “o”. Nasce il classico topolino o meglio uno scarafaggio. Dipende dalle procedure che saranno adottate per l’elezione dei consiglieri, sulle quali, su questo concordo con Melodia, “nulla è dato sapere”. Visto che vorrebbe “un maggiore ruolo governativo”, immagino che Andrea, al contrario di me, sarebbe contento se i quattro eletti di Camera e Senato fossero votati con la stessa maggioranza su cui si fonda il governo. Come se le “ingerenze partitiche” fossero meno dannose o pericolose di quelle governative. Ma basterebbero due parlamentari filogovernativi su quattro che, con l’aggiunta di quelli nominati dal Tesoro uno dei quali con “pieni poteri”, darebbero la maggioranza in Consiglio. Ora, con tutta la fiducia che Melodia può avere in Renzi e nella sua promessa di liberare la RAI dai partiti, lo invito a riflettere sul potere che avrebbe l’amministratore delegato se all’attuale premier succedesse un amico di Berlusconi. Caro Andrea, direbbe Bersani, sian mica qui…. (nandocan)
***di Andrea Melodia, 28 marzo 2015* – Gira e rigira, almeno per quanto se ne sa, alla fine sulla RAI è stato partorito il classico topolino: sempre meglio di uno scarafaggio.
Sulle scelte per la governance non c’è molto da dire. Messa da parte la soluzione duale, gestione separata dal controllo (che avremmo preferito) quello trovato era uno dei pochi compromessi possibili, perché mette in equilibrio parlamento e governo e responsabilizza il ruolo aziendale.
Non sono sicuro che sia sufficiente a eliminare la lottizzazione, dipenderà tutto dalle scelte concrete e soprattutto dalle procedure che verranno introdotte, sulle quali nulla è dato sapere. Un maggiore ruolo governativo avrebbe garantito meglio dal perpetuarsi delle ingerenze partitiche, ma alla fine le critiche sarebbero state più pesanti e forse anche la Corte Costituzionale avrebbe avuto da ridire.
Mi sembrano del tutto fuori luogo gli indirizzi sulla fisionomia delle reti, non perché l’ipotesi espressa, di una rete culturale senza pubblicità, sia di per sé sbagliata, ma perché l’idea che sia ancora la politica a configurare la struttura dell’offerta significa avere capito poco o nulla della rivoluzione digitale, che impone soluzioni elastiche e riadattabili nella disponibilità degli amministratori.
Quanto al canone, la fiscalità generale è una soluzione solo se é accompagnata da un meccanismo che garantisca certezza di risorse almeno per l’intero mandato del nuovo Consiglio. Ma non è chiaro se la soluzione sarà quella. Bene, in linea di principio, la sburocratizzazione delle procedure amministrative.
Infine: mi pare evidente, sempre per quanto se ne sa, che questa non è una legge di riforma della RAI ma solo della sua governance, per sostituire una piccola parte della legge Gasparri in vista della imminente scadenza del vecchio Consiglio. Il grosso del lavoro, missione è mandato, è ancora tutto da fare. E le dichiarazioni di Renzi danno un po’ la sensazione che non gli abbiano lasciato gestire il gioco come voleva, e che potrebbe essersi stancato.
*da Remocontro, il grassetto è di nandocan