***di Giorgio Santelli, 23 febbraio 2015 – Se ci sarà un Disegno di Legge sulla Rai “dipende dai tempi parlamentari” ma “il nostro obiettivo” è che la prossima governance non sia indicata con i criteri della legge Gasparri. Lo ha detto Matteo Renzi a ‘In mezz’ora spiegando: “Se ci sono i tempi per portare a casa la riforma per Disegno di Legge ci sarà, se ci sono le condizioni di necessità e urgenza faremo un Decreto come prescrive la Costituzione”.
Separiamo le questioni. Se si tratta di riformare la governance della Rai allora forse un decreto può andare bene se la logica è davvero quella di liberare le fonti di nomina dalla pressante e particolare attenzioni della politica. E l’attacco alla Legge Gasparri fatto dal Premier è in linea con quanto le associazioni per la libertà di informazione e il sindacato dei giornalisti Rai e la stessa FNSI hanno chiesto in più occasioni.
L’UsigRai afferma infatti che la riforma della governance annunciata da Renzi è un passaggio decisivo e indispensabile per la necessaria rivoluzione del Servizio Pubblico. L’obiettivo deve essere chiaro: rottamiamo il controllo sulla Rai dei partiti, ma anche dei governi e delle lobby. Quindi nuove fonti di nomina dei vertici, legge sui conflitti di interesse e certezza di risorse per garantire autonomia al Servizio Pubblico”. E, come ribadisceVittorio Di Trapani e l’Esecutivo del sindacato dei giornalisti Rai – “Gli esempi delle altre tv pubbliche europee possono aiutare a trovare la strada. Su questo non ci possono essere né titubanze né prudenze. Scelgano governo e parlamento lo strumento idoneo, ma fate presto”.
Beppe Giulietti e Vincenzo Vita di Articolo 21 sono chiari: “Bene. Allora si proceda finalmente alla riforma della Rai, dopo anni di tentativi andati a vuoto per colpe trasversali. Si liberi il servizio pubblico da ogni tipo di condizionamento: partiti, lobby, salotti e gruppi di potere. Il presidente del consiglio ha fatto dichiarazioni impegnative. Ora non può tornare indietro”. Ma per Articolo 21 non si tratta di agire solo sul servizio pubblico radiotelevisivo. “Certo, a Renzi non sfuggirà l’urgenza altrettanto stringente di regolare il conflitto di interessi e di introdurre norme antitrust nel settore. Il caso Mondadori-Rizzoli è l’ultimo esempio di una parabola distruttiva del pluralismo e della concorrenza”.
La levata di scudi dal centrodestra, che per vent’anni ha difeso la Rai dei partiti e il conflitto di interessi, fa ben pensare. Si arriva addirittura al limite delle offese personali nei confronti del Premier che viene definito ignorante, ducetto, deficente. Maurizio Gasparri è il più duro di tutti. Anche se le sue risposte “piccate” arrivano dopo la dura battuta di Renzi sul rapporto tra Cultura e Gasparri. “La Rai non è il posto dove i singoli partiti vanno e mettono i loro personaggi – aveva detto Renzi – ma un pezzo dell’identità culturale ed educativa del Paese, “allora non può essere disciplinata da una legge che si chiama ‘Gasparri”. E così attacca. “Renzi pensa di trattare la Rai come le aziende di famiglia del padre o come la sinistra ha fatto da sempre con il Monte dei Paschi. Ma finché‚ la Rai resta pubblica il dittatorello fiorentino dovrà rinunciare ai sogni di vana gloria”….