“Troveremo certamente una mediazione”, ha commentato con un sorriso il vice segretario del PD, Debora Serracchiani , a chi le sollecitava un chiarimento sulle difficoltà interne alla maggioranza di governo in materia di corruzione e di prescrizione. Ma c’è poco da ridere o da sorridere. L’ennesimo rinvio di questi come di altri provvedimenti attesi a lungo dall’ elettorato di centrosinistra è prova di quanto sia ormai insostenibile il sacrificio di identità e progettualità imposto da un’alleanza anomala che era nata per essere provvisoria e che sta invece cambiando la natura del partito democratico. Grazie a Piero Filotico per continuare a ricordarcelo (nandocan)
***dal blog di Piero Filotico (Il filo rosso), 5 marzo 2015 –
“Assolutamente sì” è la risposta immediata, ferma, decisa di Santi Palazzolo, uno come noi che ha saputo e voluto opporsi alla richiesta della tangente che gli era stata chiesta da Roberto Helg, il presidente della Camera di Commercio di Palermo. Ascoltatelo mentre risponde all’intervista di SKY tg 24: un uomo consapevole dei suoi doveri prima ancora che dei suoi diritti. “Non ho avuto dubbi fin dal primo momento su quello che dovevo fare” ha detto Palazzolo “era l’unica strada, se vogliamo costruire un futuro migliore per i nostri figli. Si parla tanto dello Stato che non c’è, ma lo Stato siamo noi, i cittadini.”
Ora si sprecheranno gli inni all’eroismo del pasticciere siciliano: troppo spesso ormai i media non sanno misurare le parole. Ma Palazzolo non è un eroe: è solo un cittadino che ha obbedito al dovere morale di rivolgersi alla giustizia per denunciare un reato. Quello che dovremmo/dovrebbero fare tutti, la normalità. Eppure fa notizia. Perché? Semplice, perché in questa Italia la corruzione sta divenendo un’abitudine, un modo di vivere (o di sopravvivere). Si accetta il perverso gioco tra corruttori e corrotti come un fatto inevitabile, necessario per la vita quotidiana dell’imprenditore come del semplice cittadino.
Resistere alla corruzione dilagante nel nostro Paese diventa così un fatto straordinario, degno della prima pagine e delle riprese tv. Così come straordinario – ma negativamente – è lo squallido spettacolo che ci offre il Parlamento sullo stesso tema: dopo due anni di attesa, il ddl anticorruzione slitta ancora di due settimane.
Io mi domando se, quando sentirà le parole di Palazzolo, l’ex-ministro (!) Nunzia Di Girolamo, proverà vergogna per le sue balbettate e inconcludenti affermazioni sull’ulteriore ritardo che il suo partito ha provocato prendendo a pretesto l’allungamento a vent’anni della prescrizione. Con gli attuali tempi del nostro sistema giudiziario è anche in questo modo – prorogando i termini prescrittivi – che si può contribuire a combattere la corruzione.
Ma la Di Girolamo non lo capisce. O lo ha capito?