Nel suo libro “Collera e luce” padre Paolo Dall’Oglio avvertiva che anche a volerla guardare con disinteresse la tragedia di Siria già irrompeva nella nostra quotidianità con una marea di profughi inarrestabile, ingestibile. “Intenzionalmente – scrive Riccardo Cristiano – si è fatto della Siria e dell’Iraq un laboratorio capace di produrre Frankenstein” (nandocan).
***di Riccardo Cristiano, 24 maggio 2015* – Di lui, del gesuita Paolo Dall’Oglio, non si hanno più notizie dal 29 luglio 2013, giorno del suo rapimento. Sono passati quasi due anni ormai. Ha ancora un qualche significato parlare di lui non come sequestrato inghiottito nel buio dell’orrore siriano, ma come lettore, analista, protagonista di un impegno spirituale, culturale e politico per quel devastato Paese? Esiste ancora la “sua” Siria?
Da tempo “Il Mondo di Annibale” e “Articolo21″ sono certi che leggere, o rileggere, quanto ha detto e fatto padre Paolo per la Siria e in Siria sia non solo un dovere civile ma anche una necessità di stringente attualità, indispensabile soprattutto davanti all’impasse in cui il mondo sembra precipitato davanti a una devastazione che ha prodotto la più grande e non certo conclusa tragedia dalla fine della Seconda Guerra Mondiale. L’impegno della Federazione della Stampa a promuovere una riflessione spassionata e appassionata al riguardo è di estrema rilevanza. Soffermarsi sul suo impegno e le sue convinzioni, alle volte brusche, non mira a creare altari ma obbliga ad andare oltre dannose rimozioni e ancor più dannosi steccati.
Le migliori e più drammatiche conferme di questo le hanno date recentemente l’arcivescovo caldeo di Kirkuk, il domenicano Yousif Thoma Mirkis , che ha cura delle migliaia di cristiani di Mosul scacciati disumanamente dalle loro abitazioni dai terroristi dell’ISIS e il nunzio apostolico in Siria, Monsignor Mario Zenari. Il primo ha detto che “il nostro nemico non è solo davanti a noi, è anche dentro di noi, sotto forma di paure e ideologie che ci bloccano. [.] Anni fa ho scritto un articolo nel quale affermavo che con l’invasione dell’Iraq gli americani hanno aperto il vaso di Pandora. Ma quel che c’era dentro quel vaso ve lo avevano messo le dittature, nel nostro caso quella di Saddam Hussein; dittature che hanno aperto la perdurante guerra contro la cultura.” Monsignor Mario Zenari, nelle ore drammatiche del sequestro di padre Jacques Murad, dopo aver ricordato che sono almeno 20mila i siriani sequestrati da questo o da quello, ha sottolineato che ” i cristiani qui credo abbiano una missione particolare: di aiutare e fare da ponte tra le varie contrapposte posizioni e fazioni”.
Cogliere la centralità di queste riflessioni, in una prospettiva cristiana, è importantissimo per cogliere la riflessione che padre Paolo Dall’Oglio ha portato avanti per trent’anni, e capire che il vivere insieme è possibile nel Grande Levante se si riconosceranno e favoriranno i moderati nei due campi in lotta e non il contrario, come purtroppo sembrerebbe accadere dall’inizio di questo sconvolgente conflitto. Chi ancora oggi preferisce nascondersi dietro la criminalizzazione di intere comunità, forse, ascoltando, potrà rendersi tardivamente conto di essere caduto in terribile errore, costellato di attacchi chimici, azioni genocidarie, torture sistematiche e di massa, pulizie etniche: ecco come, intenzionalmente, si è fatto della Siria e dell’Iraq un laboratorio capace di produrre Frankenstein.
Lo sconvolgente rapporto dello Spiegel che, documenti alla mano, ci dice come sia stato un agente dei “laicissimi” servizi segreti iracheni a progettare l’ISIS non può non indurci a riflettere. Così come le parole dell’indiscusso studioso dell’ISIS Hasan Hasan, per il quale la macchina propagandista dell’ISIS fa irruzione nei cuori di tanti giovani, cioè di chi è diventato un ragazzo e poi un adulto con le immagini di quegli indicibili crimini negli occhi….
* da articolo21.org, il grassetto è di nandocan
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