Condivido la riflessione di Alessandra, che coordina il comitato di “Possibile” al quale sono iscritto. Aggiungo che la brusca interruzione dell’iniziativa nata al teatro Brancaccio, per irresponsabilità di entrambe le parti, non ha portato soltanto alla rottura con Montanari e “Democrazia e Uguaglianza” (non compensata dalla presenza in lista di Anna Falcone) ma ha collaborato – grazie anche all’ interpretazione diffusa nei media e alla propaganda dei Cinquestelle – all’immagine di “un riciclaggio di ceto politico” non sufficientemente motivato da un progetto politico alternativo (nandocan)
La neonata formazione non è stata in grado di parlare al Paese, di lanciare chiari messaggi di discontinuità con il PD renziano.
Passi incerti, segnali confusi, apparizioni in TV ingessate e poco convincenti.
Benché l’ossatura di LeU sia costituita da un progetto di Paese molto innovativo e progressista, il messaggio non è arrivato alla popolazione, che si è rifugiata nel voto ai 5S e alla Lega, percepiti come partiti anti-sistema.
Il segnale arrivato al popolo di sinistra è stato di un soggetto vecchio non solo anagraficamente, ma anche politicamente: un riciclaggio di ceto politico insomma e nulla più, smarrito nel politicismo delle alleanze.
Questo ha totalmente offuscato l’agenda di LeU, ricca di “real issues” e di soluzioni pratiche per i problemi del paese. Abbiamo interpretato con scarsa credibilità il tema della riduzione delle diseguaglianze.
Molti dei voti dai delusi del PD sono confluiti nei 5S: come scrive Civati dal 2010, profondamente sbagliata l’idea di considerare M5S come un corpo estraneo, invece di approfondirne la conoscenza e comprenderne le dinamiche.
Dobbiamo creare una piattaforma laburista innovativa e partecipativa, con coraggio, rimboccandoci le maniche e evitando di commettere gli stessi errori.
“Sono convinto che anche quando tutto sembra perduto bisogna mettersi tranquillamente all’opera ricominciando dall’inizio.”
(Antonio Gramsci)