Roma, 18 maggio 2016 – Come dovrebbe essere la RAI per meritarsi il canone? Da oggi i cittadini possono suggerirlo rispondendo alle 36 domande sul servizio pubblico, pubblicato on line dal Ministero per lo Sviluppo Economico (www.cambierai.gov.it). Personalmente ho già provveduto e invito i miei lettori a farlo.
Secondo l’associazione Articolo 21, a cui sono iscritto, questa consultazione “rappresenta un passo importante per ridefinire la missione della Rai e in gran parte riprende le domande che Articolo 21 pose agli studenti italiani con l’iniziativa “Quale carta di identità per la Rai”, fin dal 2013”. Ora il problema è la diffusione del questionario. Se l’invito a partecipare alla consultazione pubblica avesse lo stesso spazio in tv e la stessa insistenza che hanno ogni anno gli appelli per il pagamento del canone e se i telespettatori rispondessero con altrettanto zelo, avremmo qualche probabilità in più di riportare la RAI alla sua missione di servizio pubblico.
Perché quel che conta – sottolineano in una nota Barbara Scaramucci ed Elisa Marincola, rispettivamente presidente e portavoce dell’associazione Articolo21 – “è che il governo recepisca le indicazioni che scaturiranno da questa consultazione dei cittadini, unitamente alle proposte presentate dai tavoli tecnici della consultazione di varie organizzazioni e associazioni svoltasi il 12 aprile”. In una logica non contingente e di rappresentazione di tutti gli aspetti della società, senza marginalizzare una parte e con una ispirazione multiculturale. Soprattutto senza penalizzare la Rai a favore della concorrenza privata, in una logica di mercato che, come in tutti i paesi europei, renda tuttavia ben riconoscibile l’offerta del servizio pubblico.
“Purtroppo – concludono Scaramucci e Marincola – i segnali arrivati dalla Rai in questi mesi sembrano non andare affatto in questa direzione e non possono non suscitare perplessità e forte preoccupazione per il futuro della stessa azienda e per gli interessi reali dei cittadini che pagano il canone e devono tornare ad essere gli unici, autentici azionisti del servizio pubblico”.