“È l’Italia nel mondo con tutta la sua civiltà che va ripensata – ha indicato anche a quanti oggi si rifiutano di farsi travolgere nella deriva renziana – Noi non facemmo questo al Lingotto. Con un magnifico discorso ci allineammo al liberismo allora imperante senza prevedere la grande crisi catastrofica mondiale cominciata solo qualche mese dopo. Anch’io avverto il rischio di Weimar. – ha ripetuto in quella occasione – ma non do la colpa alla legge elettorale, né cerco la soluzione nell’ennesima ingegneria istituzionale: è ora di liberarsi dalle gabbie ideologiche della cosiddetta seconda Repubblica. Crisi sociale e crisi democratica si alimentano a vicenda e sono le fratture profonde nella società italiana a delegittimare le istituzioni rappresentative.
“Per spezzare questa spirale perversa occorre generare un nuovo equilibrio tra costituzione e popolo, tra etica ed economia, tra capacità diffuse e competitività del sistema. Non sarà una logica oligarchica a salvare l’Italia. È il popolo che dirà la parola decisiva. Questa è la riforma delle riforme che Renzi non sa fare. La sinistra rischia di restare sotto le macerie. Non possiamo consentirlo”. Ho pensato di pubblicare insieme al video questa fotografia che ritrae Alfredo Reichlin accanto al Presidente emerito della Corte Costituzionale e di Libertà e Giustizia, Gustavo Zagrebelsky, per significare che è dalla sinistra diffusa nella società civile e non solo tra i piccoli partiti che oggi ne condividono in diverso modo ideali e valori, che è atteso un impegno unitario per la sua ricostruzione.