Non sorprende affatto che politologi come Marc Lazar auspichino per l’Italia come per l’Europa dosi più o meno moderate di populismo plebiscitario. Nè che l’Italicum, ovverosia una legge su misura per “l’uomo solo al comando”, possa piacere a chi fa oggi il buono ma soprattutto il cattivo tempo in Europa. Che c’è di meglio di una post-democrazia autoritaria, per usare la definizione recente di Zagrebelsky, per continuare ad imporre, contro ogni buon senso e protesta popolare, una feroce politica di austerity e la crescita delle disuguaglianze che fatalmente l’accompagna? (nandocan)
“Riforme, l’affondo di Renzi”, titola il Corriere della Sera, “Non cambio la legge elettorale, una parte di Forza Italia la voterà”. È tornata la retroscenista, Maria Teresa Meli, con i virgolettati che Renzi regala giusto a lei. “La minoranza Pd è appollaiata sul no. L’Italicum non si tocca e loro possono agire come vogliono, perché la differenza è che Bersani non sa dove vuole andare, io sì. Alla fine Forza Italia voterà con noi, e se non voterà tutto il gruppo lo farà una ventina di loro (Verdini?), quello è sicuro”. Insomma il Premier può rinunciare ai decreti per Rai e Scuola, può consentire che il Pd torni un partito di iscritti e corregga le primarie, può scontentare Ncd su divorzio breve e diritti civili, correggere il pasticcio Finocchiaro sul Titolo V, ma l’Italicum non si tocca.
Ne ho discusso ieri, con più eleganza e ben altro livello culturale, alla “Libreria” in rue du Foubourg Poissoniere, con Marc Lazar. Alla fine, ha sostenuto il fine politologo, non è così male che si scelga un premier che governi senza intralci per 5 anni. La crisi della politica è dovunque così grave che il ricorso a un leader forte, che usi dosi omeopatiche di populismo, non sarebbe poi un danno per l’Europa. Gli ho risposto che certo, si potrebbe immaginare un sistema britannico in cui il premio di maggioranza sia legato direttamente al premier e non a ogni singolo componente della Camera dei Comuni; uno Spagnolo, in cui si torni al proporzionale per la scelta dei deputati ma si regali al candidato più votato un quinto dei deputati alle Cortes; e in Francia, sostituire il doppio turno di collegio per i membri dell’Assemblée Nationale con un premio in deputati da consegnare al Presidente della Repubblica. Se tutti prendessero lezioni da Renzi, forse Le Pen non supererebbe lo sbarranento del ballottaggio (i Francesi non le darebbero tutti i poteri), forse In Gran Bretagna e in Germania e in Spagna non ci sarebbe più bisogno delle coalizioni a cui questi paesi sembrano destinati. Ma non esisterebbero più filtri tra Governo e Protesta. E se la crisi precipitasse in Ucraina o nel Mediterraneo, se al ceto medio non bastasse la cura Draghi per ritrovare il suo sogno, se il il pentolone continuasse a ribollire? Povera Europa!
“Italia Vaticano, cade il muro sui conti Ior”, scrive Repubblica, che oggi ci regala un graffio di Altan: “non combatto la corruzione, così non desto sospetti!” “L’invasione è alle porte”, il Giornale, “un milione di clandestini”, Libero. La risposta? “Un blocco navale davanti alle coste (libiche). L’Italia avrebbe l’appoggio dell’ONU”, Corriere della Sera.