Più che un “caffè” è un’antologia delle geremiadi, tante, uscite ieri sui giornali e tg. Ha ragione Valerio Cataldi, della “Carta di Roma”, che su articolo 21 scrive: “L’emozione e la rabbia del momento devono diventare determinazione politica. Le stragi nel Mediterraneo non sono inevitabili. La soluzione si chiama corridoio umanitario, percorsi di accesso protetto all’Europa, un meccanismo che potrebbe essere messo in moto subito per chi scappa da guerra e persecuzione. È quello che mi diceva solo ieri Ahmet, siriano e palestinese allo stesso tempo, in fuga dal campo di Yarmouk, periferia sud di Damasco: “perché dovrei rischiare la vita in mare se ho la possibilità di chiedere asilo in modo legale?” Forse perché c’è anche un’altra domanda che attende risposta: chi non ha avuto scrupoli per ridurre alla fame la Grecia, ne avrà per qualche migliaio di morti tra le popolazioni siriane o africane? (nandocan)
“Principessa Mafalda”. Nel 1927 – lo ricorda GianAntonio Stella – una nave carica di migranti italiani, naufragò davanti alle coste del Brasile. Cibo per squali, quando già vedevano il miraggio della “felicità”. Terra “promessa”, che avrebbero fecondato tanti loro fratelli e sorelle che fuggivano i bassofondi dell’Europa, le campagne avvizzite dalla siccità e dall’ingiustizia: italiani, irlandesi, polacchi. Anche ora, quelli per cui versiamo una lacrima da coccodrillo, sono il nostro futuro. Venuti dal Corno d’Africa o dalla Siria, hanno affrontato il deserto e la guerra per buttarsi in un mare che non conoscono. Sono forti, sanno sperare e lottare, sono il nostro futuro. Il mondo che verrà. Ci regalano forza e speranza, ci riportano l’umanità che abbiamo perso. “A me che importa?”. Lasciamoli lì, in fondo al “Mar Morto”, titola il Fatto – e uccidiamo il nostro futuro. È così, badate. Senza le grandi migrazioni il mondo non esisterebbe, l’evoluzione della nostra specie e il progresso di cui ci piace vantarsi si sarebbero fermati.
Morti di buonismo. Recita Il Giornale, l’unico foglio fascista che oggi, lunedì, sia in edicola. Abbiamo sdoganato razzismo e idiozia. Buonisti? Ah certo, perché ne abbiamo recuperati alcuni nel Mediterraneo. Ora basta però. Ora andremo in armi sulle coste della Libia e affonderemo i barconi, ammazzando qualche scafista. Giusto. Chi avrebbe mai pianto se una bella nave americana avesse distrutto, in Africa, la flotta dei negrieri. Ma dopo, ammesso che la nostra missione in armi riuscisse, i mercanti di morte li separeranno gli uni dagli altri, come i nazisti a Auschwitz: le ragazze in carne per il sollazzo dei guerrieri, quelli agli uomini vestiti di nero perché li sgozzino a favore di telecamera e mettano le immagini del sacrificio in rete, quelli lì, che sanno a memoria un versetto del Corano, quelli per ora lasciati in vita, per forzarli alla barbarie.
Un Commissario per il Mediterraneo. Aveva chiesto Emma Bonino. Noi ci siamo presi la Mogherini. Ora Renzi è stato incaricato da Obama di occuparsi di Libia, senza una decisione dell’ONU, senza un’idea – non una – della saggia e potente “Comunità Internazionale”. Ora i giornali del vecchio continente scrivono di questi 700 morti – “Orrore in Europa”, recita El Pais, Ora i migranti morti avranno diritto a un vertice europeo. I vivi, neppure lo sapranno. Poveri noi.