Quel che è certo è che il sogno della “nuova frontiera”, nel tempo e nello spazio, che animava le speranze di noi giovani degli anni sessanta, nel tempo dei Kennedy, di Krusciov e Papa Giovanni, come pure l’Europa federale immaginata da Altiero Spinelli, Monnet, Schuman e Adenauer, non fanno più parte dell’orizzonte comune. E quanto più si fanno sentire le conseguenze di una globalizzazione socialmente e politicamente abortita quanto finanziariamente perversa, tanto più si diffonde la voglia di erigere muri e barriere. Il mito della vecchia frontiera. Allora avevamo la guerra fredda ma anche qualche utopia, ideologica o religiosa, che incoraggiava gli uomini a una solidarietà operante. Oggi non solo non abbiamo più utopie, ma con l’acqua del socialismo abbiamo gettato anche il bambino della fraternità. E abbiamo la guerra mondiale, calda e “a pezzi” come l’ha definita Papa Francesco. Dalla quale tentano di salvarsi milioni di sopravvissuti alla fame e alle stragi fuggendo in quello che i media hanno presentato loro come il paradiso in terra. Sanno bene, ormai, che troveranno alla sua porta la spada fiammeggiante dell’angelo ma pensano di non avere alternative. Né queste vengono concretamente offerte – comunque non in misura adeguata – dagli attuali abitanti del presunto paradiso, nonostante tante vane dichiarazioni di buona volontà per aiutarli “a casa loro”.