Ho seguito con piacere e con attenzione le due puntate dei “Dieci comandamenti”. Un giornalismo di inchiesta non aggressivo, che affida la denuncia all’evidenza dei fatti e alla singolarità delle situazioni, spesso episodi minori scelti e documentati per il loro valore esemplare. Domenico si accosta ad essi con discrezione, con una curiosità visibile ma non invadente, accompagnando l’interlocutore-testimone con una presenza costante ma pressoché silenziosa, a volte solo qualche frase per ricordargli il contenuto di domande e risposte memorizzate prima della ripresa. Chi come me ha già fatto questo tipo di lavoro sa bene quanta importanza abbiano i colloqui preparatori per la buona riuscita di un’intervista apparentemente improvvisata. Detto tra parentesi, bisognerebbe che i critici televisivi si ricordassero di quanti lavorano a queste trasmissioni di inchiesta stando dietro le quinte, svolgendo magari la più gran parte del lavoro necessario. Con buona pace di quanti ancora apprezzano i battibecchi piuttosto scontati del pollaio-show, programmi come “Presa diretta” e Report o “Dieci comandamenti”, come pure – va riconosciuto – qualche buon inserto filmato inserito nei talk show, contribuiscono all’informazione e alla cultura del pubblico assai più delle compagnie di giro dei soliti noti. E Jannacone è indiscutibilmente bravo, l’esatto contrario di tanti che urlano domande aggressive sapendo perfettamente che resteranno senza risposta, a politici che sfuggono o addirittura a macchine in movimento. Ai miei tempi domande come quelle sarebbero finite tristemente dentro un cestino, come nobili tentativi purtroppo falliti (nandocan).
***di Elisabetta Reguitti, 25 settembre 2015* – Il primo comandamento delle inchieste morali di Domenico Iannacone e della sua squadra è non infierire, il secondo è il dovere della memoria, oltre che di cronaca. E poi niente telecamere nascoste per estorcere verità che un bravo giornalista alla fine può riuscire a svelare con costanza, determinazione e, perché no, poesia.
Quella stessa poesia che traspare dai racconti e dai protagonisti delle due puntate dal titolo “Arrivederci Roma” e “Miracolo a Milano” andate in onda il 12 e il 19 settembre oltre a “Spaccanapoli” di un anno fa, caratterizzerà anche la nuova edizione de “I Dieci Comandamenti”, in seconda serata sempre su Rai Tre, a partire da venerdì 16 ottobre.
Oltre 60 ore di girato per realizzare le due trasmissioni di 115 minuti che nella notte della vittoria di Flavia Pennetta (e con due talent in palinsesto) sono state seguite da 655mila persone mentre il sabato successivo la seconda puntata ha raggiunto quota 755mila spettatori.
Ora la sfida imminente del 16 ottobre: 50 minuti per continuare a raccontare il “mondo minore” raramente al centro di obiettivi televisivi o pagine di giornali ma che per la sua autenticità è in grado di sfondare l’ormai distratta attenzione di lettori e spettatori afflitti dall’inconsistenza di tante, troppe notizie e ammorbanti tweet.
Nessuna presunzione di moralismo per Domenico Iannacone che fin dalla prima edizione del programma ha voluto semplicemente declinare il contenuto delle Tavole in spaccati di realtà….
*da articolo 21, il grassetto è di nandocan