***di Corradino Mineo, 3 maggio 2015 – Milano “cancella”, Milano “più forte”, Milano “la rivolta” Repubblica, Stampa e Corriere. Dunque, Milano il giorno dopo. Quello che hanno fatto i milanesi – non so se pochi e molto intervistati, o se invece abbastanza numerosi – e cioè di impugnare la scopa, di armarsi di vernice e pennello per cancellare lo sfregio e zittire i piagnistei, è l’unica cosa sensata che si potesse fare. Poi Pisapia si costituirà in giudizio e chiederà risarcimenti ai teppisti, i quali rischiano fino a 15 anni di carcere per “devastazione e saccheggio”. Non pochi, se si pensa che il massimo della pena per un corrotto, magari amico di mafioso, è di 8 anni. Riparare, punire non serve, dobbiamo prevenire, dice Libero che titola: “Basta cortei nelle città”. Insegnanti e lavoratori della scuola sono avvertiti: invece di pagarsi il viaggio per inondare il 5 maggio il centro di Roma, dovrebbero inviare un tweet di protesta alla ministra Giannini! Più facile e ordinato, certo. Non saprei se più efficace!
Expomania. Ne scrivono tutti. “Noi avevamo deciso di puntare sulla nutrizione – dice Letizia Moratti, incautamente riesumata dai ringraziamenti del premier – alla fine ci si è focalizzati sulla alimentazione”. Che è più trendy, meno filosofico: nutrire le menti e lo spirito, salvare la bio diversità, cose da gufi. Meglio parlare di alimentazione: più alla portata di Cracco, più apprezzato dagli sponsor, Mc Donald’s e Coca Cola, fa pensare a una tavola elegante, agli scaffali pieni di Eataly. Per carità, non ho nulla contro un buon pranzo e un buon bicchiere di vino, ed è sbagliato e prematuro prevedere che Expo annegherà in una fiera dell’abbandonza, senza lasciare altro residuo che una travagliata digestione. Pare che i turisti accorrano, non roviniamoci la festa: “Siam pronti alla vita, all’alba vincerò!”
It’s a girl. Potrebbero chiamarla come la nonna, Diana, come “la principessa del popolo”, definizione creata da Tony Blair, anche se stavolta “l’effetto felicità” di Willam e Kate favorirebbe, secondo Repubblica, i Tory. Domenica prossima gli elettori del Regno Unito sono chiamati alle urne. Di tutto hanno inteso parlare tranne che di politica internazionale. Profughi nel Mediterraneo, stragi in Africa, Guerra tra Sciiti e Sunniti, Ucraina? Tabù. Scalzati da mille selfie con le teenegers, 10mila tweet, 100mila post facebook, per non parlare di Periscope, ad ammazzare il silenzio tra un evento e l’altro. Ce la faranno i nostri eroi, Miliband e Cameron a convincere gli elettori che la barca va e bisogna votare per i partiti storici, anche se non si capisce cosa vogliano o che futuro prevedano? I sondaggi vedono molti voti ai nazionalisti, in Scozia e in Galles, il crollo dei liberali, difficoltà per il governo, probabilmente, di coalizione.
C’è un Gufo in Spagna. Un signor Gufo, conservatore, si chiama Luis De Guindos e, in un’intervista a El Pais, ammette: “siamo usciti dalla recessione, non dalla crisi”. Eppure la crescita del PIL in Spagna dovrebbe aggirarsi quest’anno intorno al 3%. Una cosa che in Italia non se la sogna nemmeno Poletti. Però i salari – parola del ministro spagnolo dell’economia e della competitività – cresceranno in Spagna dell’1,5% in tre anni. Mentre il numero degli sfratti per esecuzioni ipotecarie è aumentato del 500 per 100. Ripresa senza benessere, dunque, poco lavoro, più duro e mal pagato. E ancora riforme e sempre rigore.Oggi inizia il domani! Speriamo non sia questo.
Il resto è noto. La Camera sta per votare una legge prepotente e incostituzionale, le liste per le Regioni costruite intorno ai Boss della Nazione – De Luca, Paita, Emiliano, Moretti -, 10 miliardi da restituire ai pensionati e da riprendersi al più presto in qualche modo.