Delle opere, per la prima volta disponibili al pubblico, quindici appartengono a una delle nipoti di don Lorenzo, Valeria Milani Comparetti, figlia del fratello, che alla vigilia dell’inaugurazione racconta il suo rapporto con il priore di Barbiana. “Quando morì Lorenzo, io avevo sette anni. Era mio padre a curarlo, prima a Barbiana e poi a Firenze, a casa della madre, dove ha trascorso l’ultimo periodo della vita. Io e mia sorella lo accompagnavamo spesso”.
Che ricordi ha di quel periodo?
Fino agli ultimi giorni i ragazzi di Barbiana furono sempre presenti, lavoravano alla correzione delle bozze di Lettera a una professoressa. Nella camera di Lorenzo il ticchettio della macchina da scrivere era continuo, il lavoro frenetico. Lorenzo partecipava attivamente mentre mio padre lo medicava. L’immagine della camera di un morente così rumorosa era molto forte. Noi bambine entravamo a salutarlo o aspettavamo con la nonna in salotto.
Che zio era don Milani?
Con noi era affettuoso e scherzoso. Lorenzo era un uomo molto spiritoso.
A lei che lo ha conosciuto, cosa raccontano i suoi quadri?
Ci ritrovo il suo grande carattere. Sono gli studi di un pittore non ancora professionista, ma che aveva studiato a Brera a Milano e con Staude a Firenze (ndr. Hans-Joachim Staude, 1904-1973). Sono quadri forti, da cui traspare carattere. Veniva da una famiglia molto colta; la famiglia Milani aveva una collezione pittorica importante ed era stata una delle prime a risiedere a Castiglioncello, culla dei Macchiaioli.
Questo accadeva prima della conversione.
La conversione di Lorenzo fu una scelta radicale, potente e totalizzante che rinnegava in tutti i sensi il suo passato nelle ‘tenebre borghesi’. La pittura faceva parte di quanto aveva deciso di lasciare. Quella verità che aveva cercato nella pittura la trovò, su di un altro piano, nella chiesa cattolica. I ragazzi di Barbiana erano suoi figli e tutto il suo mondo. Dopo la conversione ha utilizzato le sue competenze per insegnare estetica e pittura nella scuola, ma non ha più dipinto.
E i suoi quadri?
Li ha abbandonati. Per questo sono stati ritrovati solo dopo molti anni. Facevano parte di una storia che non gli apparteneva più. La dedizione ai ‘suoi’ ragazzi lo aveva allontanato completamente da quell’esperienza, la cultura e la raffinatezza del suo mondo di provenienza venivano utilizzati solamente in funzione del nuovo obiettivo che si poneva; quello di essere utile in nuovo mondo, quello dei ragazzi proletari, montanari o pastori che accoglieva a Barbiana.
I quindici dipinti di proprietà di Valeria Milani Comparetti saranno esposti dopo un restauro conservativo, realizzato con il “mandato di non modificare in nulla l’opera”. “Il mio impegno e la mia speranza – conclude – è che le opere, i documenti e gli scritti di Lorenzo siano resi accessibili alla gente e soprattutto agli studiosi. E che lo siano oggi, quando testimoni della storia di Lorenzo possano ancora renderne viva la memoria”. (cch)
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