Corradino Mineo, siciliano lucido e amaro come il principe di Salina, mi appare ogni giorno di più rassegnato al nuovo potere post-democratico. Ma il vero Gattopardo è Stefano Folli (nandocan)
Inevitabile. Perchè nè sinistra nè destra nè M5S hanno elaborato il lutto della lunga crisi, hanno fatto davvero i conti con le paure del ceto medio, la caduta delle ideologie, la sfiducia nella democrazia. Ed ecco, s’avanza uno strano guerriero, un politico puro che prende al mercato quel che serve. Meno bizantinismi parlamentari? Certo. Più poteri al governo, ci mancherebbe! Soldi agli industriali per togliere alibi agli industriali. Libertà di licenziare ma possibilità di assumere. Vogliamo più lavoro non più sindacato. Sono parole che spesso rimandano a leggi scritte male, ma servono bene a decapitare tutte le altre posizioni in campo, che ammiccano a un piccolo mondo antico e perduto. Berlusconi che si vedeva già Padre Costituente, Bersani difensore di una “ditta” già spianata, Grillo che offriva piazze e blog come alternativa alla politica. Per Renzi è il metodo che conta, non il merito. Al merito ci pensano già i mercati, perchè l’Italia non è per lui che una costola d’Europa e l’Europa dell’occidente è neo liberista. La politica, al tempo della crisi, è l’arte di occupare il centro, di surrogare il sistema paese, di apparire chiave per ogni scelta possibile.
Ieri Gianni Cuperlo ha scritto una bella lettera a Renzi. Per chiedergli di poter correggere legge costituzionale ed elettorale in Senato, e poi un piano contro la povertà, un credito d’imposta per le imprese che investono in innovazione e ricerca, un reddito di cittadinanza, basta rinvii per i diritti civili, salvaguardie per gli esodati. Oggi Casaleggio, in un’intervista al Corriere, chiede “dialogo in aula” per evitare una “deriva di destra”. “Dove sono scomparsi gli ammortizzatori sociali -dice-, di solito si è imposta l’ultradestra, a partire dal nazismo. In Grecia se fallirà Tsipras, verrà Alba Dorata. È questo che vogliamo?”. Renzi ha vinto in due mosse. Con il jobs act si è piazzato su una collina a metà fra Draghi e Merkel. Con il sì (in Senato) di Forza Italia all’Italicum, ha mostrato l’inutilità della destra e ha scritto una legge elettorale che gli darebbe vittoria e potere. La sinistra ha 2 anni di tempo per ricostruire una sua identità, e per ridurre il danno di riforme autoritarie. A proposito, leggete Valerio Onida, Corriere pagina 29. Scrive, da par suo, tutto quel che scribacchio da tempo sull’Italicum.
La Stampa: “Lo scontro fra Germania e Grecia”. Il Sole: “Effetto Grecia sul Qe, tassi in calo, Borse caute”. In verità il primo giorno del cannone di Draghi, è stato funestato dal riproporsi del rischio GrecExit. Dunque, dagli ad Atene. “Draghi fa, Tsipras disfa”, il Sole. “Quello che Atene non vuol capire”, Corriere. “La bocciatura arriva dai mercati”, Stampa. Che però, a pagina 3, ricorda come ci sia “un’altra Grecia nel cuore dell’Europa: Carinzia verso il crac per colpa delle banche”. Aspetta e spera che la Crecia si avvicina!