Ma la proposta di legge concordata con tanta fatica nel PD? D’Alimonte, docente alla LUISS e direttore del Centro italiano di studi elettorali, è spietato: “Abbandonate l’illusione che sia possibile far resuscitare i collegi uninominali maggioritari. Dispiace tanto anche a me perché il doppio turno alla francese sarebbe la mia scelta personale e anche la soluzione ideale per l’Italia di oggi, ma quella strada è chiusa perché non conviene alla destra, che la considera non adatta alla natura del loro elettorato”.
Poi l’esperto della materia più apprezzato dal centro sinistra elenca le ragioni per cui gran parte delle critiche al “porcellum” gli sembra infondata. Non è vero, dice, che produce “ammucchiate”, quelle sono il risultato delle scelte dei partiti, che contano più delle leggi elettorali. “Mi spieghino perché le ammucchiate prima del voto sono migliori di quelle fatte in parlamento dopo il voto”.
Non è vero neppure che questo sistema crea sproporzione. E qui il professore tira fuori un grafico sull’indice medio di di-sproporzionalità dei vari sistemi elettorali: 15,8 in Gran Bretagna, 19 in Giappone, 17,2 in Francia. In Italia è di 8,4, più basso anche rispetto al “mattarellum”. Ma non è vero forse che un partito potrebbe avere la maggioranza dei seggi con appena il 30 per cento dei voti? In teoria sì, risponde. In pratica il premio di maggioranza è tale che tutti i partiti sono indotti a mettersi assieme prima del voto. Poi però ammette che una soglia per avere il premio bisognerebbe metterla e suggerisce il 40 per cento.
E le liste bloccate? Neppure quelle sono un male di per sé, ma – sostiene D’Alimonte – per l’uso che ne fanno i partiti. Comunque reintrodurre il voto di preferenza è una correzione facile, anche se lui preferirebbe i collegi uninominali provinciali. Anche l’idea che non si possa cambiare maggioranza nel corso della legislatura è un’altra forzatura da attribuirsi ai partiti, perché la nostra resta costituzionalmente una democrazia parlamentare.
Il vero problema dell’attuale sistema è rappresentato dal rischio che possa dar luogo a maggioranze diverse nelle due Camere. I premi di maggioranza regionali al Senato sono effettivamente una lotteria. E questo problema va risolto. Ma la vera ragione per cui oggi sia il Pd che Berlusconi vorrebbero cambiare il sistema è che l’attuale obbliga i partiti a fare le coalizioni prima del voto, mentre il proporzionale consente di rimandare a dopo la scelta delle alleanze. La riforma conviene. Al PD perché ha paura di scegliere, al PDL perché Berlusconi è ormai solo. Se vedrà che non può fare il governo con Bossi, il modello Violante gli andrà bene.
Con il proporzionale – conclude D’Alimonte – il rischio grosso è “l’ingovernabilità, l’anarchia”. Il modello tedesco funziona in Germania dove c’è un’altra cultura politica e quando i due più grandi partiti si indeboliscono si può pensare di risolvere con una grande coalizione. Ma da noi? Non vorrei che “per andare a Berlino ci ritrovassimo a Weimar”, dice con allusione esplicita al disordine che favorì l’affermazione di Hitler. Allora, se proprio non si vuole limitarsi a correggere il sistema attuale, meglio andare a Madrid e adottare il sistema spagnolo.