Dal quotidiano online “Alganews” propongo questo articolo di Emilio Piervincenzi, a lungo inviato speciale e caporedattore della Repubblica, passato successivamente alla “7” e poi alla direzione di “Polis”. Al titolo originale ho aggiunto tra parentesi un punto interrogativo perché in definitiva si tratta di un’opinione, anche se bene argomentata e, considerando l’orientamento politico dell’editore della Repubblica De Benedetti, abbastanza credibile. Avremo presto il modo di verificare nei fatti l’annunciata conversione al renzismo del primo (o secondo) quotidiano italiano, così come è avvenuto – perfino al di là delle aspettative – per “l’Unità” e come probabilmente avverrà per la RAI una volta approvata e applicata l’auto-lottizzazione governativa voluta dal presidente del consiglio (nandocan).
Da ex Repubblica l’ipocrisia mi fa male, quando la leggo sul Giornale del Berlusca o sul Libero sempre del Berlusca mi fa ormai sorridere tanto è rozza e sfacciatamente falsa. Ma quando la leggo sul mio giornale, cui ho dato i migliori anni della mia vita professionale, beh, no, non ci sto. Innanzitutto né Ezio né Eugenio volevano Calabresi direttore. Avevano indicato all’editore De Benedetti altri nomi, e nella rosa ristretta di questi Calabresi non c’era. De Benedetti però aveva già scelto e non è tornato indietro dalla sua decisione. Il dissapore è stato così evidente che Eugenio Scalfari ha manifestato perfino l’intenzione di non scrivere più per il giornale, anche se mi risulta che in questi ultimi giorni De Benedetti stia provando a farlo recedere da tale decisione. Ma la partita resta aperta. E’ vero, come scrive Serra, che Calabresi è un prodotto di Repubblica. Un prodotto fatto crescere proprio per consentirgli di irrobustirsi professionalmente. A tale scopo Calabresi venne perfino imposto come corrispondente dagli Stati Uniti, sia pure per un breve periodo ma bastante per fargli seguire le elezioni americane, a scapito di Alberto Flores d’Arcais, che dopo la guida del settore Esteri aveva chiesto e facilmente ottenuto la corrispondenza americana, dalla quale vene estromesso proprio per far posto al futuro direttore della Stampa prima e di Repubblica poi.
Calabresi insomma lo hanno fatto lievitare a fuoco lento, regalandogli tutto quello che si poteva regalare: stima, riconoscimenti, solidità professionale, caratura internazionale. Poi la direzione della “Stampa” è stata solo un parcheggio, ma tutto era stabilito. E allora perché Ezio e Eugenio non la mandano giù? Perché con Calabresi “Repubblica” svolterà a destra. Perché se adesso è discretamente ma anche criticamente Renziana diventerà una sorta di organo del potere dell’ex sindaco di Firenze. Così vuole De Benedetti, così imposterà il giornale Calabresi. Si pensi che l’uscita di Massimo Giannini dal giornale fu dovuta proprio a un grave e rumoroso litigio con Ezio sulla linea da tenere su Renzi: Giannini era critico, Ezio considerato eccessivamente indulgente. Figuriamoci che accadrà con Calabresi… si sarà detto Ezio, si sarà detto Eugenio. E poi, via, il caso Sofri: Calabresi era contrario alla collaborazione del professore ed ex leader di Lotta Continua sin dagli inizi, quando Sofri era detenuto in carcere. Calabresi era capo del Politico, ma Gregorio Botta da vicedirettore aveva più influenza di lui su Mauro e la collaborazione partì. Dicevo della svolta a destra.
Ricordo che Mario Calabresi era il collega che teneva i rapporti per il giornale con Forza Italia, passando per Gianni Letta, quando Forza Italia era alla guida del Paese e noi cercavamo di ostacolare Berlusconi con tutte le nostre forze. Nulla di male, chi fa il giornalista a un certo livello si deve costruire le proprie fonti a un certo livello, ma la liason Calabresi-Letta c’è sempre stata, grazie immagino a un passato che lega la famiglia Calabresi ad ambienti più conservatori della società italiana. E questo qualcosa vorrà pur dire. Infine, un tema che in quella lettera nessuno tocca, è la modernità. Il giornale vende a stento 250mila copie al giorno, è vecchio per impostazione e obbiettivi, il suo corpo redazionale in gran parte considera un fastidioso effetto collaterale il mondo del web, insomma anziché ribaltare la situazione – far diventare il web trainante e usare il cartaceo esclusivamente come brand di sostegno – l’arrivo di Calabresi cristallizza l’esistente. Sì, magari svecchierà qualcosa, taglierà qui e là, ma nella sostanza Repubblica resterà la stessa. Ezio ed Eugenio, invece, volevano un uomo rivoluzionario alla guida del giornale, più giovane, capace di leggere la realtà con gli occhi di chi col web ci è nato. De Benedetti ha detto no. Le cose stanno così.