Che forme di vergognoso esibizionismo vengano non solo ospitate ma anche incoraggiate dall’informazione spettacolo non credo vi siano dubbi. Per lo più si tratta di trasmissioni della tv commerciale, ma anche la RAI ha avuto qualcosa in merito da farsi perdonare. Basta notare, come fa anche Beppe Giulietti nell’articolo che segue, l’ostinazione con cui si continuano a invitare ai talk show gli oratori più sguaiati, nonostante ogni richiamo ipocrita a non sovrapporre le voci, ciò che rende quasi impossibile la comprensione di quello che si dice. Mi chiedo se, almeno per i casi più gravi, non sarebbe doverosa un’inchiesta disciplinare dell’Ordine oltre che della dirigenza aziendale. Tanto più che uno come Buonanno non è nuovo a questo tipo di sceneggiate. Ma in nome dell’auditel si arriva a investire denaro sulle emozioni perfino con testimonianze indotte. Non più di una settimana fa il Fatto Quotidiano ha scritto di come i familiari di Veronica Panarello, la donna accusata di avere ucciso nel novembre dell’anno scorso il suo bambino, Loris Stival, nel paese di Santa Croce Camerina, avrebbero ricevuto migliaia di euro per rilasciare interviste a trasmissioni televisive, soprattutto da parte delle reti Mediaset. Scrivevano gli inquirenti della squadra mobile locale che “la morte di Loris per l’intera famiglia Panarello è diventata un business economico”. Carmela Anguzza e Antonella Panarello, rispettivamente madre e sorella di Veronica, “hanno trovato un’ottima risorsa economica nei proventi derivanti dalle loro partecipazioni ai programmi televisivi, nei giorni a seguire, mutando totalmente il contenuto delle loro dichiarazioni rese innanzi agli organi inquirenti. In presenza delle telecamere, fanno dichiarazioni totalmente contrastanti rispetto a quanto riferito”. Se tutto questo fosse vero, e starà ai giudici confermarlo, sarebbe davvero inappropriato mettere anche sul conto degli autori televisivi qualcosa di molto simile al reato di corruzione? (nandocan)
***di Giuseppe Giulietti, 24 ottobre 2015 – G.L.B., eurodeputato della Lega al quale non vogliamo fare pubblicità, ha pensato bene di estrarre una pistola mentre era ospite di una diretta Sky. Bontà sua ha subito precisato che l’arma era priva del caricatore, aggiungendo che comunque sarebbe meglio riempire i cimiteri con i corpi dei delinquenti. Peraltro si tratta dello stesso signore che vorrebbe assegnare un bonus a chi compra armi e recintare le case con filo spinato elettrificato per impedire, a profughi e migranti, di avvicinarsi.
La sua esibizione ha suscitato in noi alcuni interrogativi. Se lo scrittore Erri De Luca è stato processato per istigazione a delinquere per aver espresso le sue opinioni sull’eventuale boicottaggio dei lavori della Torino Lione, quale ipotesi di reato sarà mai contestata a chi si è presentato con la pistola in tv? Un parlamentare ha più o meno doveri di un cittadino quando si esibisce davanti alla platea televisiva? La raccolta del consenso si può spingere sino all’inquinamento dei pozzi che alimentano la civile convivenza?
Non si tratta di censurare qualcuno, ma di non eccitare i peggiori istinti che albergano in ciascuno di noi. Chi chiama in tv determinati personaggi sa benissimo cosa attendersi, anzi li chiama proprio per questa ragione: “Perché fanno spettacolo, alzano gli ascolti..”.
Un amico che lavora alla Rai, ad ogni esibizione dell’urlatore di turno, mostra tronfio le rilevazioni degli ascolti che segnano, quasi sempre, una impennata in coincidenza con la rissa, l’urlo, la bestemmia, la pistola di turno. Magari da una delle prossime intercettazioni potremmo scoprire che, oltre al tariffario per i finti testimoni, esiste anche un tariffario per i bestemmiatori e per i disturbatori in servizio permanente effettivo.
Se proprio alcune trasmissioni non possono fare a meno di costoro perché non li utilizzano per le previsioni del tempo, per i talent oppure non li inviano in qualche isola dei “disgustosi”, magari con il solo biglietto d’andata?
Quello che non si dovrebbe mai fare, per libera scelta e non certo per imposizione esterna, è continuare ad invitare i G.L.P. di turno a discettare di muri, razzismo, legittima difesa, consentendo loro di alimentare le paure e di buttare taniche di benzina sul fuoco dell’odio, sdoganando i peggiori livori. Le stesse identiche posizioni possono essere espresse da donne e uomini capaci di argomentare in ben altro modo e di dare rappresentazione politica e sociale ai malesseri che pure travagliano la comunità nazionale e che non possono e non debbono essere cancellate dai media.
Chi oggi finge di meravigliarsi per le “sparate”, per ora ancora a salve, di G.L.P., ci ricorda quel vecchio colpo e della Tv che invitava insieme la Mussolini e Sgarbi e, poi, mani sui fianchi, fingeva stupore per la rissa e per il linguaggio scurrile, che erano poi le vere ragioni per le quali erano stati invitati. Ben vengano i dibattiti sulla “legittima difesa” e le diversità di opinioni, ma prima di far entrare gli ospiti in studio (o fare dei collegamenti) sia resa almeno obbligatoria una perquisizione per individuare armi proprie ed improprie, con conseguente espulsione dei portatori insani di pistole cariche o scariche che siano…