E se siamo frastornati, confusi e impauriti noi adulti a maggior ragione lo sono i bambini. Non solo i francesi, ma i bambini di tutto il mondo, compresi i nostri.
Bombardati da notizie e immagini cruente, impossibile per loro poterle decodificare senza il sostegno appropriato, la giusta rassicurazione. Come fare e soprattutto a chi spetta questo compito così delicato e impegnativo?
Non sempre i genitori sono le persone più adatte allo scopo. Probabilmente sono proprio le meno indicate. Troppo coinvolti e quindi poco obiettivi per affrontare temi scomodi come la guerra, il terrorismo, la morte e riuscire a far superare, senza traumi, questa fase così pregna di scossoni emotivi.
Ecco che ci si affida alla scuola, alla sensibilità dei docenti e, in casi particolari, al supporto degli psicologi. Non ci sono ricette giuste o preconfezionate, ma certamente partire dall’ascolto è senza dubbio un buon inizio. Ascoltarli, farli parlare, sentire quanto hanno dentro, quanto hanno assimilato attraverso le immagini crude trasmesse dalla televisione o attraverso i dialoghi degli adulti.
Dai loro racconti si potrà comprendere quanto la loro sfera emotiva sia stata compromessa e di quanto sostegno necessiti per riassestarla. Per questo non devono trovarsi dinanzi adulti a loro volta confusi o spaventati ma persone rassicuranti che infondono fiducia o, come viene definita “autorevolezza del vivere” , vale a dire non lasciare spazio all’idea che ci si trovi in balia di un mondo cattivo.
Un/a maestro/a saprà certamente trovare il modo, il tempo, lo strumento e la metodologia adatta per intervenire: può essere attraverso il gioco, la narrazione di un racconto, colorare la sequenza di una storia, cantare una canzone, scrivere e scambiarsi messaggi, condividere la merenda, c’è solo l’imbarazzo della scelta. Dalla sua sensibilità, disponibilità e competenza saprà trovare la via giusta per rispondere al bisogno di protezione degli alunni che in questi giorni è stato compromesso. E, ripeto, qualora ne riscontrasse la necessità, farsi affiancare dal sostegno di un professionista competente come uno psicologo o uno psicoterapeuta.
Non si tratta di spiegare ai bambini la giusta visione della realtà (cosa di difficile attuazione anche per gli adulti) quanto di ricondurre le loro osservazioni ai principi generali di rispetto delle diversità, religiose e culturali, favorire sentimenti di solidarietà, cooperazione e rispetto per le idee e le opinioni di tutti. Perché solo coltivando questi sentimenti si può sperare di costruire un futuro diverso, senza barriere, senza egoismi. Cominciando dai piccoli comportamenti quotidiani, a scuola, in famiglia, con tutti.
Non si tratta neppure di minimizzare ciò che è avvenuto, ma di comunicare una fiducia nell’umanità che si contrappone allo scoramento, alla paura e ai sentimenti di vendetta che possono trovare terreno fertile in questi momenti. Neppure si tratta di negare il Male. Il Male c’è e, per ragioni egoistiche insite nell’uomo, spesso prevale sul Bene.
Il Miur ha invitato tutti, dalla scuola di base ai centri di ricerca, ad “un minuto di silenzio e ad un’ora di riflessione”. Indipendentemente dall’invito che viene dall’alto, ogni scuola, ogni docente, ogni specialista è chiamato a comprendere come, quando e quanto intervenire.
*da Alganews, il grassetto è di nandocan